Dal Golfo ancora segnali di distensione
Pubblicato il 28 dicembre 2020 alle 11:50 in Bahrein Qatar
I ministri degli Esteri dei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) hanno tenuto un meeting in videoconferenza in cui hanno affermato di voler rafforzare i legami di cooperazione e di superare le divergenze con Doha.
L’incontro virtuale, tenutosi il 27 dicembre, rappresenta un’anticipazione del 41esimo vertice del GCC che, il 5 gennaio prossimo, vedrà riuniti i medesimi Paesi membri in Arabia Saudita, con il fine di provare a risolvere la cosiddetta “crisi del Golfo”. Il riferimento va alla disputa iniziata il 5 giugno 2017, data in cui Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti (UAE) e Bahrain hanno imposto sul Qatar un embargo diplomatico, economico e logistico. Il blocco è nato dalle accuse rivolte contro Doha di sostegno e finanziamento di gruppi terroristici come Hamas ed Hezbollah, oltre che di appoggio all’Iran, il principale rivale di Riad nella regione.
Nelle ultime settimane, sono diversi i segnali e le dichiarazioni che hanno fatto pensare a un possibile disgelo delle tensioni. Non da ultimo, il 23 dicembre, il ministro degli Esteri qatariota, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ha affermato che non vi è alcun ostacolo verso la risoluzione della crisi e ha rivelato di essere arrivati a “una svolta” nel processo di riconciliazione. In tale quadro, il 27 dicembre, i ministri dei Paesi membri del GCC hanno discusso delle decisioni e delle raccomandazioni sviluppate sino ad ora, volte a sostenere e rafforzare i piani di azione congiunta nel Golfo a livello politico, economico, e sociale, oltre a passare in rassegna gli ultimi sviluppi verificatisi nella regione.
Il Bahrein, che, a partire dal 5 gennaio prossimo assumerà la presidenza del GCC, si è detto fiducioso nel ruolo di Riad, il cui obiettivo è preservare la coesione del Consiglio e sanare le spaccature interne, così da intraprendere una nuova fase che dia impulso al dialogo, alla luce degli obblighi e degli impegni presi tra i diversi Stati del GCC. Il fine ultimo, è stato specificato dal ministro degli esteri bahreinita, Abdullatif bin Rashid al-Zayani, è proteggere gli interessi dei Paesi e dei popoli della regione, garantendo sicurezza e stabilità. Ciò implica continuare a profondere sforzi nella lotta al terrorismo e al suo finanziamento, contrastare le forme di incitamento all’odio e alla violenza, così come di ingerenza da parte di attori esterni. Al contempo, al-Zayani ha evidenziato “la necessità di porre fine ai conflitti e alle controversie regionali con mezzi pacifici e in conformità con le alleanze internazionali e i principi di buon vicinato”, oltre a lavorare per portare pace, stabilità e prosperità, così da ritornare alle condizioni precedenti, quando i confini terrestri e marittimi erano aperti e le fonti di sostentamento erano a disposizione di tutti.
I sei Paesi del GCC, gli Emirati Arabi Uniti (UAE), l’Arabia Saudita, l’Oman, il Bahrein, il Kuwait e il Qatar, guardano con fiducia al vertice del 5 gennaio. Fonti private hanno riferito che il cosiddetto “quartetto”, fautore del blocco, sembra essere disposto a trovare un compromesso sulla lista delle richieste presentate. Si tratta di 13 condizioni che Doha è stata chiamata a soddisfare per porre fine alla disputa, tra cui la chiusura del quotidiano d’informazione Al-Jazeera e della base militare turca a Doha e la limitazione delle relazioni con l’Iran. Il Qatar le più volte ha rigettate definendole “non realistiche”, oltre a rappresentare una violazione della propria sovranità. Tuttavia, si pensa che il meeting di gennaio non porterà a un accordo finale inclusivo, ma aprirà la strada verso la riconciliazione.
Per il Qatar, la crisi dovrebbe essere risolta attraverso il dialogo, il rispetto della sovranità e una politica di non ingerenza nelle questioni interne di ciascuno Stato. Il Paese crede che un’escalation tra i membri del GCC non porti beneficio a nessuno e la stessa Doha considera la sicurezza dell’intera regione del Golfo una priorità. “Usciremo vittoriosi dalla crisi se ricostruiremo la fiducia nel GCC in quanto istituzione regionale”, ha affermato al-Thani il 23 dicembre.
Piera Laurenza, interprete di arabo
di Redazione