Sud Sudan: esercito uccide leader del “Movimento del 7 ottobre”
Pubblicato il 17 giugno 2020 alle 19:49 in Africa Sud Sudan
In Sud Sudan, l’ex prigioniero politico Kerbino Agok Wol, leader del gruppo armato conosciuto come “Movimento del 7 ottobre” e nato solo qualche giorno fa, a inizio giugno, è stato ucciso dopo un lungo scontro militare con i soldati dell’esercito. Le forze armate del Paese hanno confermato l’uccisione dell’uomo, martedì 16 giugno, specificando che aveva intenzione di condurre una rivolta armata contro il governo centrale di Juba.
Il portavoce dell’esercito, il maggiore generale Lul Ruai, ha dichiarato che Wol è stato ucciso dopo un’operazione di 4 giorni nei pressi del villaggio di Ayen Mayar, nella regione dei laghi orientali, dove il leader aveva la sua base. “Wol ha tenuto impegnate le nostre forze per 4 giorni. Abbiamo combattuto contro di lui dall’11 al 14 giugno”, ha affermato Ruai, specificando che l’operazione ha portato anche alla neutralizzazione di altri due combattenti.
Il 5 giugno Wol aveva annunciato la formazione di un nuovo gruppo ribelle. “Siamo il Movimento del 7 ottobre. Siamo la voce della cittadinanza collettiva e della sacra patria del Sud Sudan”, si leggeva nel manifesto del gruppo ribelle. Wol, che descriveva i protagonisti della classe dirigente come “saccheggiatori”, aveva affermato che la causa principale della crisi politica ed economica del Paese africano era da ricercare nel sistema di potere e nella presenza di una élite corrotta. Pertanto, “l’intero sistema deve essere eliminato”, diceva il leader del gruppo.
Wol era stato imprigionato il 27 aprile 2018 senza accusa e incarcerato nella Blue House della capitale, Juba. Dopo una rivolta esplosa il 7 ottobre 2018, l’uomo era stato condannato a 10 anni per aver preso parte all’insurrezione organizzata dai detenuti della struttura. Il presidente Salva Kiir, tuttavia, gli ha concesso la grazia e il 3 gennaio 2020 Wol è stato rilasciato come parte degli sforzi governativi per cercare di creare un ambiente favorevole con l’opposizione per l’attuazione della pace.
Un altro politico sud sudanese in esilio, Wol Deng Atak, ha descitto Kerbino Wol come un giovane con un futuro promettente.“La sua morte è una grande perdita per la nazione”, ha detto al quotidiano Africanews. “La sua decisione di combattere contro il governo è il risultato della frustrazione per la mancanza di giustizia nei suoi confronti, come persona, e nei confronti del suo Paese”, ha aggiunto Atak, sottolineando che il governo di Juba avrebbe dovuto negoziare con il ribelle.Il portavoce dell’esercito ha però replicato che Wol non aveva alcuna intenzione di negoziare e i suoi piani erano esclusivamente bellicosi.
Nato nel 1982, Wol si unì all’Esercito di Liberazione del Popolo del Sudan (SPLA) all’età di dodici anni, diventando, dopo l’arrivo della sua famiglia in un campo rifugiati dell’Etiopia, membro dell ‘”Armata Rossa”, ovvero un contingente di bambini soldato. Attraverso la sua Fondazione del Nilo, l’uomo d’affari, divenuto altresì filantropo, ha organizzato negli anni una serie di programmi di sensibilizzazione e responsabilizzazione per incoraggiare i giovani ad adottare uno spirito di riconciliazione al di là delle linee tribali e a favore della costruzione della pace.
di Redazione