L’Egitto sostiene una soluzione politica in Siria
Pubblicato il 23 aprile 2020 alle 18:27 in Egitto Siria
L’Egitto sta potenziando gli sforzi diplomatici per dare impulso al processo politico in Siria. Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ha tenuto lunghe conversazioni telefoniche con varie parti coinvolte nella discussione sul conflitto siriano, cercando di promuovere una strada politica in Siria e attivare il lavoro del Comitato costituzionale, per portare a elezioni presidenziali entro giugno 2021. Tali informazioni sono state rilasciate da una fonte diplomatica egiziana intervistata dal quotidiano Asharq Al-Awsat, giovedì 23 aprile. Il giorno precedente, Shoukry aveva discusso a lungo degli ultimi sviluppi in Siria con l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Geir Pedersen.
Il portavoce del Ministero degli Esteri, Ahmed Hafez, ha dichiarato che l’interesse del Cairo nella situazione siriana rientra negli sforzi di coordinamento tra l’Egitto e le Nazioni Unite per sostenere un accordo pacifico nel Paese mediorientale. Il Ministero ha sottolineato che l’Egitto continuerà a chiedere la fine della guerra e il raggiungimento di una riconciliazione ai sensi della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza dell’ONU. L’obiettivo è quello di preservare l’unità dei territori siriani e realizzare le aspirazioni della popolazione, scoraggiata da anni di guerra civile.
Sia il rappresentante dell’ONU sia quello del Cairo hanno affermato che le organizzazioni terroristiche e i loro sostenitori regionali devono essere fermati e hanno fatto presente che la Siria dovrebbe essere sostenuta durante la pandemia di coronavirus. Da parte sua, Pedersen è stato informato degli ultimi sviluppi dell’Egitto in Siria e dei continui sforzi intrapresi insieme ai partner siriani per portare avanti il processo politico. L’inviato speciale delle Nazioni Unite ha espresso il suo apprezzamento per il ruolo egiziano, che ha definito “equilibrato”e volto a ripristinare la sicurezza e la stabilità in Siria.
Martedì 21 aprile, Shoukry ha tenuto colloqui con i rappresentanti dell’Alto Comitato per le negoziazioni dell’opposizione siriana (HNC) per discutere i recenti sviluppi e le modalità necessarie a rafforzare il processo di riconciliazione politica. La delegazione dell’HNC ha espresso il proprio apprezzamento per il ruolo egiziano e per il suo impegno nel raggiungere tutte le parti e i poteri politici coinvolti nella crisi siriana. In alcune dichiarazioni esclusive rilasciate ad Asharq Al-Awsat, un membro dell’HNC, Jamal Soleiman, ha spiegato che l’incontro con il ministro degli Esteri egiziano era finalizzato al coordinamento delle misure sui recenti sviluppi in Siria, sulla situazione dei siriani all’estero e sugli sforzi per attivare il Comitato costituzionale. Soleiman ha poi aggiunto che le forze di opposizione si consulteranno con il governo siriano attraverso messaggi scritti scambiati tramite il mediatore delle Nazioni Unite o tramite lo stesso governo egiziano.
Nel frattempo in Siria, a poche ore dalla fine del meeting da remoto tra Russia, Turchia e Iran, le forze del governo siriano hanno continuato a colpire la regione Nord-occidentale di Idlib. Il 22 aprile, Ankara, Mosca e Teheran, nell’ambito dei cosiddetti “colloqui di Astana”, hanno discusso delle modalità per uscire dalla crisi. L’obiettivo principale di tale ciclo di incontri è trovare una soluzione permanente al perdurante conflitto civile in Siria, toccando altresì tematiche quali l’elaborazione di una costituzione per il “dopoguerra”, la transizione politica, la sicurezza e il ritorno dei rifugiati. Il primo meeting si è tenuto nel mese di gennaio 2017 in Turchia, con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente i colloqui di pace di Ginevra, promossi dalle Nazioni Unite, mentre l’ultimo, il 14esimo, ha avuto luogo il 10 e 11 dicembre 2019.
Nella dichiarazione congiunta rilasciata dopo l’incontro del 22 aprile, i ministri degli Esteri di Turchia, Russia e Iran hanno affermato che, nonostante le violazioni della tregua raggiunta il 5 marzo, l’accordo tra Mosca e Ankara ha consentito una fase di de-escalation nella regione Nord-occidentale di Idlib. Tuttavia, è ancora necessario impegnarsi nel separare i gruppi di opposizione moderati dai terroristi, così come bisogna sostenere le organizzazioni internazionali nel fornire aiuti ai civili siriani, soprattutto alla luce dello scoppio della pandemia di Covid-19.
Le tensioni in Siria hanno avuto inizio il 15 marzo 2011 e da allora non si sono più placate. Queste vedono contrapporsi gruppi di ribelli, sostenuti dalla Turchia, e il presidente Assad, appoggiato da Mosca. L’esercito del governo è riuscito a prendere il controllo di circa il 70% del territorio nazionale, ma Idlib continua a rappresentare l’ultima roccaforte posta, in buona parte, sotto il controllo delle forze di opposizione. Per tale motivo, è al centro di una violenta offensiva sin dal mese di aprile 2019.
di Redazione