Serbia: il governo assume il controllo delle informazioni sul coronavirus
Pubblicato il 1 aprile 2020 alle 17:51 in Europa Serbia
Il governo della Serbia ha annunciato che tutte le informazioni sul coronavirus dovranno prima essere approvate dall’unità di crisi, la quale in seguito le trasmetterà ai cittadini.
È quanto rivelato, mercoledì 1° aprile, dal Balkan Investigative Reporting Network, il quale ha altresì specificato che la decisione ha l’obiettivo di scongiurare la disseminazione di informazioni inaccurate e non verificate, le quali possono essere diffuse da persone non autorizzate.
In particolare, specifica il Balkan Insight, tutti i quartieri generali e le unità medico ospedaliere della Serbia dovranno in primo luogo condividere le informazioni con l’Unità di crisi centrale, capeggiata dal premier, Ana Brnabic. Da ciò consegue, secondo quanto specificato nella nota rilasciata martedì 31 marzo, che i media del Paese non potranno più ottenere informazioni dalle autorità locali, ma solo dalle fonti ufficiali del governo.
In aggiunta, rivela il sito di informazione, potranno essere adottate misure ritorsive dal punto di vista legale contro chi porta avanti azioni di disinformazione.
In reazione a quanto comunicato, alcune organizzazioni non governative della Serbia hanno dichiarato di non accettare la presa di controllo del governo sul flusso delle informazioni. Tale decisione, hanno specificato, va contro quanto sostenuto dalle Nazioni Unite e dalla stessa presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, la quale ha richiesto espressamente di concedere ai giornalisti di lavorare in modo indipendente e senza ostacoli.
Le misure adottate dalla Serbia per fronteggiare l’emergenza da coronavirus sono, secondo quanto rivelato da The Associated Press, tra le più rigide in Europa. In particolare, il presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, ha assunto pieni poteri per fronteggiare l’emergenza da coronavirus, attirando critiche in merito al suo abuso di potere. Nello specifico, da quando è stato proclamato lo stato di emergenza nel Paese, il 15 marzo, il ruolo del Parlamento è stato accantonato, i confini sono stati chiusi, i cittadini sono soggetti a un coprifuoco di 12 ore monitorato dalla polizia e gli anziani hanno il divieto di lasciare le proprie dimore. In aggiunta, Vucic ha annunciato apertamente di aver posto sotto controllo i cittadini con numeri telefonici italiani.
In aggiunta, nel Paese sono sorti dubbi in merito al reale numero dei contagiati, attualmente 1.060 secondo la Johns Hopkins University, soprattutto in seguito alla diffusione delle immagini del museo di Belgrado trasformato in un ospedale improvvisato, al cui interno vi sono circa 3.000 posti letto, con brandine in ferro disposte l’una dopo l’altra. A tale riguardo, Vucic ha dichiarato di sentirsi sollevato dal fatto che i cittadini si siano spaventati dopo aver visto tali immagini, aggiungendo di essere disposto a utilizzare luoghi anche più preoccupanti, se necessario per trattenere i cittadini nelle proprie dimore.
Poco dopo, il 1° aprile, è stato svelato che anche i palazzetti dello sport di Belgrado sono attualmente al centro dei lavori dell’esercito, il quale sta trasformando gli stadi in ospedali improvvisati. In particolare, gli stadi al momento individuati sono tre: Nuova Belgrado, Pionir e Arena. In totale, i tre ospedali da campo potranno accogliere circa 2.500 malati.
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di Redazione